domenica 13 febbraio 2011

L'ombra dello scorpione

Titolo originale: The stand
Stephen King
anno 1978
Pagine 928
Genere: romanzo post-apocalittico

TRAMA
Un virus sfuggito al controllo umano si diffonde in tutto il mondo sterminando la quasi totalità del genere umano. I pochi sopravvissuti inizieranno un viaggio per ritrovarsi e andare avanti. Ma la notte, quasi tutti, fanno lo stesso sogno: da una parte una donna ultracentenaria che si fa chiamare Mother Abagail e li invita a raggiungerli per salvarsi, dall'altra l'uomo nero, Randall Flagg, che si insinua nei loro sogni provocando in loro terrore allo stato puro. Esisteranno davvero nella realtà queste due persone?
CONSIDERAZIONI
Quando si arriva a finire un libro di 900 pagine è difficile che il libro non sia piaciuto, se arrivi alla fine è perchè sei entrato dentro al libro e hai vissuto parte di esso come se fossi diventato uno dei protagonisti.
Detto questo, penso che di tutti i libri di King che ho letto questo è senz'altro il mio preferito.
Tralasciando le parti che riguardano il thriller e l'uomo nero, la lotta tra bene contro il male, King si dev'essere divertito molto a pensare e studiare quali implicazioni sociologiche ne scaturiscono da un'epidemia che spazza via quasi tutto il genere umano. L'uomo che è un animale da branco, ha bisogno di ritrovarsi e ricreare una società, e personalmente queste erano le parti che più ho amato leggere. Cosa succede quando rimani senza elettricità? quando tutto ciò che davi per scontato ti viene a mancare? come fai, quali sono le cose a cui dai più importanza quando devi ricostruire una parvenza di vita sociale? King risponde a queste domande creando la figura di Glen Bateman, un sociologo che si era ritirato a vita solitaria perchè detestava la società. e ora che la società non esiste più, spetta anche a lui il compito di farla rinascere.
CITAZIONI
"... sono convinto che tali sogni siano un semplice emetico psicologico e che per chi li fa sono più un abenedizione che una maledizione... di interpretazione di sogni ce n'è ogni genere, ma io ho sempre pensato che svolgessero una semplice funzione eliminatrice e non molto di più: che i sogni costituiscano per ola psiche una sorta di evacuazione. E che la gente che non sogna - o che comunque non sogna in modo da potersene ricordare una volta sveglia - è in certo senso mentalmente costipata. L'unica ricompensa pratica per aver avuto un incubo è svegliarsi e capire che è stato solo un sogno."

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